Niente dice che la tua attività è fuori dal mondo come uno spot pubblicitario che pretende di rappresentare il cuore e l’anima di un prodotto, ma espone davvero il cattivo gusto e il pensiero arretrato.
Mentre le aziende di digital marketing hanno segnato una nuova era, non sempre la pubblicità online e in tv si sono dimostrate all’altezza dei tempi e dei valori della società.
Ci sono state, infatti, nel corso degli ultimi decenni pubblicità considerate a dir poco di cattivo gusto che sono rimaste nella mente degli spettatori televisivi, ma anche campagne marketing sui social che hanno fatto storcere il naso.
Vediamo, quindi, quali sono le pubblicità più brutte di sempre, quelle che hanno segnato in negativo la storia della pubblicità.
La classifica delle pubblicità più brutte della storia
Una delle pubblicità meno apprezzate di sempre è stata realizzata dalla Dove e risale a non troppi anni fa. Era il 2017 quando sugli schermi vedevamo una ragazza di colore, con indosso una maglia scura, nell’atto di svestirsi e di trasformarsi in una ragazza bianca dai capelli rossi con un maglietta chiara. La pubblicità, purtroppo a sfondo razzista, ha tristemente associato l’uso del sapone Dove ad una pelle che si sbianca. Non sono mancate le critiche sul web, a cui il brand ha risposto scusandosi.
Ma a sfondo razzista è stata anche la pubblicità di Heineken del 2018, della quale rimane impressa la frase “sometimes, lighter is better”. Questa frase si potrebbe tradurre come “a volte, più leggero è meglio”, ma anche “a volte, più chiaro è meglio”. Ancora una volta il web si è fatto sentire con una pioggia di critiche a cui il noto brand ha risposto con le solite scuse.
Se pur non a sfondo razzista, anche una vecchia pubblicità della Reebok ha fatto indignare gli spettatori per lo slogan utilizzato: “Tradisci la tua ragazza, non il tuo workout”. Che si tratti di una pubblicità di cattivo gusto è innegabile.
Ma proseguiamo con la classifica con un’altra adv, questa volta realizzata da un brand poco conosciuto in Italia, la Bloomingdale, una catena di Department store statunitensi di proprietà della Macy’s, Inc. Correva l’anno 2015 quando, durante il periodo natalizio, il brand americano uscì con il messaggio “Aggiungi dell’alcol all’eggnog dei tuoi migliori amici quando non guardano”. Anche se l’eggnog è una bevanda speziata, l’idea di aggiungere una sostanza di nascosto richiamò alla mente l’invito allo stupro: il web si sollevò e Bloomingdale ammise l’inappropriatezza dello spot.
Le tre pubblicità più brutte di sempre
Arriviamo al podio.
Al terzo posto c’è la pubblicità a sfondo razzista della Nivea del 2017 che promuove il nuovo deodorante con il claim “Il bianco è purezza”. In appena 48 ore il brand ha ritirato la campagna scusandosi con il pubblico.
Al secondo posto troviamo la pubblicità della Hyundai del 2014, Pipe Job. La pubblicità si apre con un uomo suicida seduto all’interno della sua Hyundai parcheggiata in garage, con il motore acceso e un tubo collegato al tubo di scarico, che porta fumi tossici nell’automobile. L’uomo viene inavvertitamente salvato quando sullo schermo appare “il nuovo ix35 con emissioni d’acqua al 100%”.
Al primo posto troviamo la pubblicità della Pepsi, “Live For Now”, una versione ridicola e imbarazzante del movimento Black Lives Matter, con Kendall Jenner impegnata a disinnescare le tensioni sociali con una semplice bevanda gassata. Durante il video di due minuti e mezzo, gruppi etnici differenti scendono in strada con cartelli e slogan generici (non è chiaro quale sia il motivo della protesta); poi, quando i manifestanti si trovano di fronte un cordone di poliziotti bianchi e la tensione sale alle stelle, la supermodella mostra una lattina di Pepsi alla folla e, così facendo, riesce a stemperare gli animi: i manifestanti esultano e i problemi sono cancellati. Il mondo è salvo, ancora una volta.