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Tutti gli esseri viventi sono proiettati verso un esito finale comune: la morte. Cause naturali, la vecchiaia o le malattie sono solo le occasioni che ci mettono di fronte alla realtà fallace della nostra natura; così come è doloroso perdere una persona cara, altrettanto dolorosa è la perdita di un animale d’affezione che fa’ compagnia e rende più vivaci gli anni trascorsi insieme al proprietario.
Quando la morte si avvicina, uno dei più grandi dubbi che attanaglia un veterinario prima e il proprietario dopo è quando si rende opportuno il momento del distacco finale con l’intervento di un sostegno veterinario che lenisce le sofferenze dell’animale. Superato il momento più difficile, tutto ciò che viene dopo potrà essere vissuto con maggiore consapevolezza e in questo senso la diffusione della cremazione degli animali e il conseguente conferimento del corpo in un cimitero dedicato crea un legame di continuità tra animale e proprietario.
Chi vive nei grandi centri urbani riesce ad accedere più facilmente a determinati servizi veterinari post-mortem ivi inclusa la cremazione di animali a Roma (per cui maggiori informazioni sono reperibili sul sito Funerali Roma). Ciò non toglie che la sofferenza per delle decisioni difficili da prendere per il bene del proprio animale resta profonda. La valutazione di eseguire l’eutanasia spetta al veterinario che per primo deve affrontare la difficoltà di comunicare al proprietario questa procedura in presenza di malattie gravi e inguaribili per cui neanche un’operazione chirurgica può comportare un miglioramento della salute animale. Se l’animale è un “cliente” di lunga data, si presenta anche nel caso del veterinario una difficoltà emotiva nel comunicare l’opportunità di considerare l’eutanasia, così come comunicare la presenza di una malattia grave. La scelta finale spetta, però, al proprietario che intanto può dare il suo benestare all’applicazione di cure palliative.
Come fare a capire qual è il momento giusto per accompagnare il proprio animale verso una morte controllata? Ogni caso è diverso. Non esistono regole universali, però è possibile prendere in considerazione una serie di “segnali”, a cominciare dall’opinione e dalle indicazioni del veterinario di fiducia e poi:
Affidarsi al consiglio e al sostegno di una persona amica ma esterna e non emotivamente coinvolta in grado di dare una visione più obiettiva e onesta per il benessere dell’animale;
Capire quanta ansia genera l’idea dell’eutanasia e quanta ne viene trasmessa all’animale che più sensibile degli umani percepisce i cambiamenti di umore;
Valutare la qualità di vita dell’animale da affezione: è sufficiente monitorare 5 attività che il vostro animale ama fare. Se tre su cinque non rientrano più nella quotidianità è il caso di valutare l’ipotesi dell’eutanasia;
Monitorare l’andamento mensile della salute del proprio animale attraverso un diario in cui riportare i livelli di dolore con e senza medicinali, il grado di autonomia, la motilità, ossia la capacità di stare in piedi, muoversi, camminare.
Dinanzi a delle malattie, le giuste cure possono aiutare a superare i momenti critici, ma quando l’età sopraggiunge inesorabile o subentrano malattie inguaribili, è il caso di prendere la decisione migliore per il benessere del proprio animale, che non sempre deve coincidere con l’eutanasia, ma che certo rappresenta solo una delle opportunità per mitigare il passaggio verso la fine.